Storia del Rottweiler

Esaminando e confrontando le varie pubblicazioni relative alla razza, si ritrova sempre un’in traduzione storica che ne delinea l’evoluzione e le peripezie attraverso i secoli. E di secoli si tratta, in quanto questa razza pare risalga all’epoca romana, durante la quale sembra venisse impiegata, assieme ai mastini, nelle arene contro i leoni. Ed è proprio dall’Italia che la razza inizia il suo viaggio verso una nuova destinazione da cui trarrà sia la culla sia il nome. Come fossero gli antenati degli odierni Rottweiler non credo sia possibile stabilirlo facilmente, certo è che dovevano essere molto apprezzati per le loro doti se le legioni romane decisero di portarseli appresso come pastori e guardiani delle proprie mandrie.
I progenitori del Rottweiler giunsero quindi in Germania al seguito delle legioni, e si diffusero, secondo alcuni studiosi, proprio lungo le direttrici delle strade usate dall’esercito per dislocare i propri presidi.
Possiamo ripercorrere l’emigrazione degli antenati del Rottweiler dalle impronte lasciate come capostipite di razze affini. Infatti, seguendo il cammino dei Romani dal San Gottardo si diramavano varie strade: a nord est verso l’Appenzell, dove si sviluppò la razza del cane Vaccaro, ad ovest verso Berna e la valle dell’Emmen, dove si originarono le razze Entlebucher e Bovaro bernese, a nord verso Sciaffusa e quindi verso Rottweil, che divenne la culla della nostra razza.
Alcuni studiosi svizzeri sono invece dell’avviso che la razza non si sia diffusa passando dal San Gottardo, ma dal San Bernardo. Comunque sia, basti sapere che essa attraversò le Alpi; sarà compito degli storici stabilire l’esatto itinerario.
Così come più avanti avremo modo di rilevare nell’analisi dello standard, sulla formazione della razza ha influito tutta una serie di incroci, casuali o volontari, tendenti a migliorarne l’attitudine alle funzioni di utilità. Perciò nell’incontro di alcuni cani specialisti puri come il cane da porcaro, gli alani, ed altre razze da compagnia e nordiche (anch’esse di nuovo arrivo in zona) scaturì la razza Rottweiler: prodotto della mescolanza delle migliori qualità dei cani da pastore e da combattimento romano, dei cani da pastore locali e dei cani a mascella larga olandesi, nordici ed inglesi.

Il nome della razza deriva dalla città di Rottweil. I quella località esisteva già, fin da duemila anni prima di Cristo, un insediamento preistorico. Successivamente (per la precisione nel 74 a.C. come riportano alcuni testi), i Romani giunsero ad occupare quel territorio con la XI legione « Claudia pia fidelis ».
I legionari si accamparono sull’altura sinistra del fiume Neckar dove costruirono un accampamento stanziale che via via assunse sempre maggiore importanza; vi vennero fra l’altro innalzati molti altari che furono detti « Arae Flaviae » in onore di Vespasiano, denominazione che diede il primo nome alla città odierna. Con il progredire dell’occupazione, intorno al nucleo primitivo furono costruite abitazioni e ville di lusso tanto che la cittadina divenne capoluogo di provincia. Dello splendore raggiunto ci restano numerosi reperti archeologici, bellissimi mosaici, (famoso quello di « Orfeo » che era nella pavimentazione della villa del luogotenente del l’Imperatore), resti delle terme e dell’acquedotto. Successivamente la città divenne «Municipium », ma allorché i Germani occuparono il territorio, le legioni si ritirarono e la zona fu invasa da Svevi e Alemanni. Intorno al 700 d.C. sopra le mura di uno stabilimento termale romano venne costruita la prima chiesa cristiana ed attorno a questa sorsero altre costruzioni a forma re un nuovo centro abitato, che dal colore rosso delle tegole e dei mattoni, resti degli edifici romani, fu chiamato «Villa Rossa-Rote Wil » trasformatosi successivamente nel moderno Rottweil.
La cittadina conobbe alterne vicissitudini, tra cui la completa ricostruzione su una collina protetta da due strapiombi sul Neckar, in una zona più facilmente fortificabile. Riedificata in base a un preciso piano regolatore, ancor oggi riconoscibile, fu munita di torri e porte quasi a renderla inespugnabile. Sede della Corte di Giustizia, la sua giurisdizione si allargò via via fino a Colonia a nord, a Berna e a Lucerna a sud; città reale e imperiale poi, continuò a cresce re ricca di industrie e commerci. Fu solo la guerra dei Trent’anni a segnare l’inizio della sua decadenza.
Fin dal Medioevo Rottweil era stata importante per il commercio del bestiame, che dapprima proveniva dalle zone circostanti, poi da tutte le Contee. Questo mercato sempre più fiorente finì per richiamare compratori dall’estero, soprattutto dalla Francia e dall’Ungheria. Per condurre e difendere le mandrie era necessario un cane dal carattere tranquillo, fedelissimo e dotato di grande robustezza; il cane che venne prescelto per soddisfare tali necessità fu proprio il Rottweiler, che divenne il tipico cane dei mandriani e dei macellai.
Grazie al grande mercato di Rottweil ed alla varia provenienza dei suoi compratori e vendi tori, la razza fu conosciuta e diffusa anche assai lontano dal luogo d’origine. Il Rottweiler di venne il fedele compagno dei lunghi viaggi commerciali e nel contempo il fedelissimo custode dei beni affidatigli e del suo padrone.
Il cane si adattò anche ad essere adibito ad altri usi, come quello di trainare carretti di macellai, panettieri, acquaioli, lattai.

Quando, agli inizi del 1900, venne promulgata una legge che vietava la guida delle mandrie con cani lungo le strade principali, l’allevamento e la diffusione del Rottweiler calarono sensibilmente.
Un caso fortuito però fece riemergere la razza dall’anonimato in cui era stata relegata per anni: all’Esposizione di Heidelberg, nel 1905, si cercava un bel cane, ma del tutto particolare, per farne dono al presidente onorario: la scelta cadde su un Rottweiler. Da quel momento la razza riprese quota e, nel 1907, sempre ad Heidelberg, venne fondato il « Club Tedesco del Rottweiler ».
Un grande incentivo alla diffusione della razza venne dal fatto che sin dal 1900 la polizia aveva adottato il Rottweiler quale cane poliziotto, giudicando la razza, per attitudini a tale lavoro, al quarto posto assoluto. Il Club tedesco fu travagliato da innumerevoli vicissitudini, tensioni, scissioni, finché, il 31 luglio del 1921, venne fondata la « Federazione Generale dei Rottweilers Club Tedeschi ».
Durante la seconda guerra mondiale i Rottweiler furono impiegati in diversi servizi ausiliari: portaordini, ricerca di feriti ecc. Anche in quella occasione il cane risultò un ottimo, coraggioso e fedele collaboratore, ottenendo risultati sorprendenti e confermando le sue capacità negli impieghi da lavoro.
I soggetti che all’inizio del secolo formavano l’allevamento moderno erano esteticamente molto differenti da quelli attuali: lo standard dell’epoca, infatti, non prevedeva un cane allungato, ma piuttosto raccolto e quadrato, assai più leggero (circa 25 kg), con testa allungata del tipo di quella di alcuni cani da caccia. La selezione praticata dagli allevatori riuscì in circa trent’anni a trasformare radicalmente la razza, producendo soggetti allungati, potenti, brachicefali, cioè dotati di un cranio dai diametri trasversali molto accentuati.

Lo sviluppo assai veloce nel tempo, che ha portato in pochi decenni a una razza del tutto simile a quella attualmente allevata, e la scarsissima pratica della consanguineità che avrebbe potuto fissare più validamente il tipo – a tutt’oggi gli accoppiamenti fra consanguinei stretti sono proibiti in Germania – hanno avuto come conseguenza una notevole casualità e disomogeneità delle cucciolate. E raro trovare cucciolate omogenee con cuccioli tutti al medesimo li vello; anzi, pii frequentemente, accanto ad un soggetto eccellente si riscontrano veri e propri scarti (difetti di dentatura, di occhi, di macchie bianche del pelo, ecc.). Questa disparità di risultati mi sembra essere provocata dall’impossibilità di fissare alcune caratteristiche genetiche con metodi scientifici: pochi infatti sono in Germania gli allevatori che seguono un criterio rigoroso per gli accoppiamenti, che al contrario molto spesso avvengono per ragioni contingenti o casuali.
Non è comunque facile stabilire genericamente le cause di un fenomeno così importante come un’intera riproduzione; resta valida solo la realtà dei fatti: data la mole del materiale presente in Germania, sarebbe logico attendersi una più nutrita schiera di soggetti di punta. Il presupposto che il Rottweiler è una razza di cani da lavoro ha costituito il punto d’orientamento della società tedesca sin dalle sue origini; pertanto la valorizzazione e la selezione della razza si sono sviluppate secondo precise norme finalizzate al suo miglioramento in base a questo principio.
Come afferma Jean Sir, doti e compiti del cane da difesa sono più numerosi di quelli del cane da guardia, perciò le qualità naturali devono essere esaltate da un intelligente addestra mento. Le doti più importanti sono: istinto alla difesa, fondamentale quella del padrone, istinto al combattimento, che è piacere di misurare le proprie forze, acutezza, cioè prontezza in ogni momento a reagire a stimoli anche spiacevoli, temperamento e sicurezza. Sempre secondo Jean Sir, un buon cane da difesa deve inoltre dimenticare assai velocemente le impressioni spiacevo li e le prove dolorose, non deve portare rancore al suo addestratore anche se questi talvolta usa maniere un po’ dure, dimostrare docilità e voglia di lavorare, restando sempre a stretto contatto con l’uomo come se fosse il suo compagno di muta, ostentando una irrefrenabile vo glia di eseguire gli ordini e guardando a testa alta l’addestratore durante il lavoro.
In conformità a questi principi, il Club tedesco ha selezionato e seleziona i soggetti adatti alla riproduzione, sottoponendoli ad un test minimo che garantisca la tipicità, il carattere e il grado di displasia: tale test è lo ZTP (Zuchttauglichkeitsprüfungen).

Il Club tedesco, per la sua autonoma gestione (detiene i libri di origine della razza dal 1907) e per la sua rigida organizzazione settoriale, prevede controlli su tutte le cucciolate da parte di persone esperte ed in grado di garantire la tipicità dei cuccioli e l’assenza di tare macroscopiche come peli lunghi, macchie bianche ecc. I cuccioli sprovvisti dei requisiti nècessari non vengono iscritti ai libri genealogici, in modo da preservare così, sin dalla base, la razza da tutti quei difetti che possono solamente inquinarla e complicarne la selezione genetica.
Il Rottweiler, che già nei tempi passati si era diffuso in tutta Europa, verso gli Anni Trenta compare anche oltre oceano, in America, qualche anno dopo in Inghilterra e via via in tutto il mondo. In Italia, da dove millenni or sono partirono i suoi progenitori, fece ritorno ufficialmente solo nel 1939. In quell’anno infatti i libri di origine (LOI) dell’E.N.C.I., che risalgono al 1881, riportano 8 iscrizioni.
Due soggetti, importati dalla Germania e di proprietà del Gran Uff. Paolo Scemi, che presumibilmente li aveva preposti alla guardia del suo castello di Bressanone, Hero vom Hackerbrücke (nato il 25 marzo 1936) e Gunda vom Hackerbrücke (nata il 15 maggio 1935), vennero iscritti ai libri genealogici probabilmente solo al momento in cui fu indispensabile farlo per ottenere i pedigree relativi ai cuccioli da loro generati nel 1939. La cucciolata, composta da cin que maschi ed una femmina, Arco, Bruno, Fels, Rigo, Busi, Sonia, e i loro genitori rappresentarono dunque le prime otto iscrizioni ai LOI che andarono a chiudere quell’anello ideale che duemila anni prima si era aperto con la partenza dall’Italia dei progenitori. Anche se probabilmente altri esemplari di questa razza vennero importati in precedenza (forse al seguito di alcuni militari), si deve ritenere però il 1939 l’anno ufficiale del ritorno del Rottweiler in Italia e dell’inizio dell’allevamento italiano.
Nel 1941, nacquero a Bressanone altre due cucciolate: la prima il 6 maggio dai due fratelli Bubi e Sonia, che generarono quattro cuccioli, e l’altra da Rigo e da sua madre Gunda, che dettero alla luce due cuccioli. Per altri undici anni non furono pii effettuate iscrizioni ai LOI e soltanto negli Anni Cinquanta iniziò l’era moderna del Rottweiler italiano. Nel 1952, furono iscritti due fratelli di origine svizzera, Ari ed Asta vom Wilkelhof, nati il 24 giugno 1951 e di proprietà del sig. Francesco Sfondrini di Milano.
Proprio in quegli anni si apri un nuovo capitolo che rappresentò una svolta decisiva: sorse infatti il primo vero allevamento italiano con scopi di selezione, fondato dai dottori Sala e Colombo di Como. L’allevamento ebbe l’affisso del « Rotargus », appellativo singolare nato dalla fusione del nome della razza con quello dei due soci: Rot=rottweiler, Ar=Armando Colombo, Gus = Gustavo Sala.
Come ebbe a dirmi lo stesso dott. Colombo, la passione per questa razza era nata in circo stanze drammatiche: prigioniero in Germania negli anni 1943-45, aveva ricevuto l’incarico di « tecnico dei cani » che erano preposti alla guardia dei prigionieri. L’impatto non era stato dei migliori, tanto che egli aveva maledetto mille volte quelli che aveva soprannominato « Dobermann bastardi », perché si dimostravano i più diffidenti, incorruttibili e mordaci.

Tuttavia dall’analisi e dall’osservazione, e quindi dall’apprezzamento delle doti di questi cani, nonostante la prigionia, scaturì una profonda stima e passione che, alla fine della guerra, si tramutò in desiderio di approfondire la conoscenza della razza. Tornato in Italia, il dott. Colombo — che è veterinario e nutre un innato amore per gli animali in genere — iniziò una ricerca sistematica che si concretizzò nell’inizio di un allevamento con scopi di selezione e diffusione della razza a Como e Cantù.
Molti soggetti vennero importati; la prima fu Ondra vom Zabergaü, nata nel 1950 ed importata alla fine dello stesso anno, ma iscritta ai LOI solo nel 1953. L’anno successivo, in maggio, fu la volta di Norma vom Luisen Höhe (nata nel 1951), iscritta nel 1955, e in novembre di Alex vom Martinsberg, nato nel 1951 e iscritto nel 1953; Alex e Ondra divennero Campioni Italiani, credo i primi in assoluto, nel 1954.
Purtroppo i loro accoppiamenti non dettero i risultati sperati, tanto che le cucciolate (4 o 5, il dott. Colombo non ricorda esattamente) non furono neppure iscritte ai LOI.
Per quanto si può desumere dai fatti — e da parte mia anche ricordare per sentito dire, a quei tempi ero bambina — un grosso passo in avanti fu compiuto grazie all’importazione nel l’agosto del 1955 di Ero vom Hackerbrücke (Zb. 33632), nato nel 1953. Infatti, dall’accoppia mento con Alice vom Forchen Kopf (nata nel 1952 ed importata nel 1953) vennero i primi positivi risultati d’allevamento. Essi generarono nel 1956 il primo Campione Italiano, nato in Italia, Arko di Rotargus (LOI 681) ed anche il mio primo Rottweiler, Crack di Rotargus (1957).
Xilone e Xirrina von der Luisen Höhe (nate ed importate nel 1956), Rita vom Kohwald (nata nel 1953, importata nel 1958), Linda vom Jakobsbrunner (nata nel 1956 ed importata nel 1958) furono le fattrici con cui Ero ebbe numerosi figli eccellenti, alcuni dei quali divennero anche Campioni Italiani: Grimm e Gritt, per esempio.
Fu grazie a questo allevamento che alle esposizioni italiane apparvero i primi Rottweiler; all’Esposizione di Milano del 1960 fu presentato un gruppo d’allevamento di quasi venti soggetti.
Purtroppo nei primi Anni Sessanta il Rotargus perse quella vigoria che lo aveva contraddistinto agli inizi; la razza conobbe allora un periodo abbastanza opaco affidato solamente all’iniziativa dei privati. Qualche tentativo più consistente fu fatto verso la fine degli Anni Sessanta dal Sig. Bruno Piccinelli di Boario.
Nel 1972, mio marito ed io iniziammo ad interessarci della razza con il desiderio di allevarla ed a tale scopo importammo dalla Germania due cuccioli fratelli, Nick e Nelly vom Kallenberg, nati il 23 aprile 1972 da Berno vom Albtal e Gunda vom Kallenberg e successivamente, nel 1973, Diana von der Hofreite, nata il 5 agosto 1973 da Bodo von der Mais e Bonni vom Hause Lohnert. A mio marito, nel 1974, venne riconosciuto, dal Kennel Club Nazionale, l’affisso del l’allevamento « della Riva Petrosa ». Diana divenne Campionessa di Riproduzione nel 1978, per aver generato pit di sei figli giudicati eccellenti in esposizioni nazionali con almeno due stalloni diversi; suo figlio Ives della Riva Petrosa, nato il 23 febbraio 1978 da Fetz vom Waldacquelle, deve considerarsi il miglior riproduttore nato e cresciuto in Italia negli Anni Ottanta.

Ives conseguiva i titoli di Campione Italiano e di Riproduzione nel 1979, risultava il 3° miglior giovane sia all’Esposizione mondiale di Berna sia al Klubsieger di Rottweil. Da Ives sono discesi in Italia i migliori soggetti, tutti provenienti dalla riproduzione italiana e non dall’importazione; citiamo i più significativi: Sherpa, Zagara della Riva Petrosa e Pegghi della Riva Petrosa.
Nel 1973, un esemplare d’allevamento tedesco fu importato all’età di circa un anno dal Sig.
Tosi di Busto Arsizio: Carlo vom Liebersbacher Hof, nato il 20 aprile 1972 da Bulli vom Hungerbull e Barbel von der Wacherburg. Carlo generò con Diana diversi buoni soggetti tra cui:
Kranz della Riva Petrosa, Campione Italiano, più volte eccellente in Germania, Klaus della Riva Petrosa, Jessica della Riva Petrosa, miglior soggetto assoluto all’Esposizione mondiale di Verona nel 1980. Da Jessica e Dingo vom Schwaiger Wappen, nel 1980, nasceva un ottimo riproduttore, Asso della Riva Petrosa, il cui contributo all’attuale allevamento è significativo per una grossa impronta di tipicità.
A cavallo tra il 1970 e ‘80, sorsero due nuovi allevamenti, quello della « Contessa » di Alda Rossini (importò vari soggetti dall’Inghilterra e dalla Cecoslovacchia) e quello del sig. Giribaldi di Torino. Entrambi, tuttavia, ebbero vita molto breve e purtroppo non diedero risultati apprezzabili.
All’inizio degli Anni Ottanta e ancora oggi, si rileva un fiorire di nuovi allevamenti, dei qua li sarebbe prematuro dare una reale valutazione. Per tutti citiamo l’allevamento di Valle Peschiera del sig. Novazzi, di « Quario Rondo » di Ettore Quario Rondo, e quello dello « Scorpione » di Scardassa.
Bisogna, tuttavia, mettere in rilievo che in Italia, al momento attuale, nel variopinto mondo di allevatori, accanto a risultati di scarso valore, si sta sviluppando una selezione di buon livello i cui soggetti migliori sono in grado di competere senza problemi con i soggetti migliori tedeschi.